Buonomo: “Restano criticità e dubbi sulla programmazione finanziaria del Governo”
I dati del rapporto Inapp 2024 ci mostrano come l’Italia continui a vivere una grave emergenza salariale, con i lavoratori e le lavoratrici che pagano il prezzo più alto di una lenta ripresa economica, che non riesce a restituire loro il giusto potere d’acquisto.
È quanto ha dichiarato la segretaria confederale della Uil, Vera Buonomo.
Secondo l’analisi Inapp, tra il 2021 e il 2024, il potere d’acquisto è stato penalizzato da una crescita salariale più lenta rispetto all’incremento dei prezzi, con un gap massimo cumulato pari a -11,6 punti percentuali nel 2022 e un attuale scarto ancora da recuperare di -7,9 punti percentuali. Questi numeri – ha sottolineato Buonomo – raccontano una realtà inaccettabile: una larga parte del mondo del lavoro è ancora schiacciata dagli effetti dell’inflazione, mentre i meccanismi di adeguamento salariale si sono dimostrati inadeguati ad affrontare queste sfide.
Il rapporto Inapp evidenzia, inoltre, le difficoltà specifiche di settori come il commercio, la ristorazione e l’informazione, che registrano i divari maggiori tra l’andamento dei salari e l’aumento dei prezzi. Non possiamo permettere che queste categorie di lavoratori siano lasciate indietro. La contrattazione collettiva può e deve rappresentare il motore del cambiamento – ha sottolineato la segretaria della Uil – ma è fondamentale rafforzarla e renderla più incisiva. È prioritario procedere con il rapido rinnovo dei contratti scaduti, potenziare la contrattazione di secondo livello e introdurre strumenti in grado di garantire un legame più stretto tra i salari e la crescita economica. È inoltre indispensabile contrastare la frammentazione contrattuale e il fenomeno del dumping contrattuale. In particolare – ha rimarcato la Buonomo – è necessario che il governo ascolti le nostre richieste e intervenga prevedendo la detassazione degli aumenti contrattuali e della tredicesima mensilità. Una riduzione della pressione fiscale su queste componenti del reddito consentirebbe ai lavoratori di beneficiare immediatamente di un aumento del potere d’acquisto. Bisogna, insomma, rafforzare la contrattazione collettiva, in linea con la Direttiva sui salari minimi. L’equità salariale non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche un fattore di stabilità economica: lavoratori con salari più elevati tendono a investire di più nei consumi, contribuendo così alla crescita dell’economia nazionale. Il miglioramento delle condizioni salariali, infine – ha concluso Buonomo – deve andare di pari passo con una riflessione sul modello di sviluppo economico del Paese, orientato sempre più verso la valorizzazione delle competenze e della qualità del lavoro